Innovazioni in agricoltura: cosa ci aspetta nel futuro?

Agricoltura sostenibile: cos'è e come promuoverla

Le innovazioni in agricoltura, grazie soprattutto alle nuove tecnologie, negli ultimi anni stanno dando un enorme contributo evolutivo al campo agricolo, basti pensare all’Agricoltura di precisione, Agricoltura 4.0, Agricoltura sostenibile e Agricoltura digitale.

L’agricoltura è stata da sempre uno dei pilastri dell’economia mondiale, fornendo cibo e materie prime per la produzione di beni a milioni di persone in tutto il mondo. Grazie a queste innovazioni agricole, i coltivatori possono produrre più cibo con meno risorse, riducendo l’impatto ambientale e migliorando la sostenibilità delle loro pratiche agricole. In questo articolo, esploreremo alcune delle più interessanti innovazioni in agricoltura, dalla coltivazione idroponica alla tracciabilità degli alimenti, per capire come stiano cambiando il futuro dell’agricoltura e come possano aiutare a risolvere alcune delle sfide più urgenti del nostro tempo.

Come si è evoluta l’agricoltura?

L’agricoltura è stata come un filo sottile che ha guidato l’umanità nel suo sviluppo e il progresso dell’una ha alimentato quello dell’altra.

Storia dell’agricoltura

Le prime forme di agricoltura risalgono a circa diecimila anni fa con l’avvento del Neolitico.

Nella terra arida il raccolto, soprattutto all’inizio, era piuttosto magro; invece in zone più fertili, nei pressi dei fiumi, si trovavano frutti e semi molto utili per l’alimentazione, e anche i tuberi garantivano un’adeguata alimentazione.

Si trattava di un tipo “agricoltura sostenibile” che rispettava l’ambiente, la biodiversità e la naturale capacità di assorbimento dei rifiuti della terra. Con un termine più attuale, si potrebbe parlare di permacoltura i cui principi sono stati recuperati ultimamente secondo il moderno concetto di sostenibilità, come approfondito nel nostro articolo dedicato.

Tra le piante coltivate dall’uomo il frumento è quella che meglio di qualunque altra può descrivere la storia del genere umano e la sua importanza è testimoniata dalle credenze popolari degli antichi popoli che lo ritenevano un dono divino.

Già attorno al X millennio a.C., la raccolta di frumento primitivo, farro e orzo, era pratica comune in Iraq, Siria, Turchia, Iran e Palestina. La diffusione dell’agricoltura e delle prime coltivazioni di frumento dalle regioni della Mezzaluna fertile verso l’Europa fu relativamente veloce: verso il 6000 a.C. si erano consolidati villaggi agricoli lungo le coste del Mar Egeo, e dalla Grecia passò in Italia.

Solo dopo la scoperta dell’America giunsero il mais, la patata, il pomodoro, il peperone, la zucca, il fagiolo, l’arachide.

Al nord Italia si sviluppò una gestione capitalistica con un tipo di agricoltura intensiva con il suo fulcro in Piemonte e  Lombardia.

Sulle regioni del meridione, Campania, Calabria, Puglia, nel XIX secolo si produssero studi giuridici: su di essi si formò Cavour, che rilevò il ruolo fondamentale in campo agrario dei capitali apportati dalla borghesia. Il sud Italia era caratterizzato da due paesaggi agricoli: le aree a seccagno e le aree irrigue.

Ma ancora all’inizio del ‘900 le regioni del sud erano costellate di feudatari padroni di estesi latifondi coltivati prevalentemente con frumento e in parte adibiti a pascoli. Inoltre la borghesia meridionale non era disposta a reinvestire i propri profitti nelle imprese agricole, che pertanto rimanevano in condizioni di arretratezza produttiva rispetto al nord Italia. Si trattava quasi esclusivamente di agricoltura di sussistenza e per questo motivo il sud nel corso della storia si è visto in qualche modo “costretto” a svilupparsi sotto il profilo puramente agricolo.

Ancora oggi, soprattutto nel sud del mondo, la metà della popolazione attiva mondiale è occupata nel settore primario, con forti differenze nei Paesi

Si parla così sempre più spesso di un’”agricoltura biodinamica” cioè una forma di agricoltura nuova atta a fornire alimenti e nel contempo per esempio accrescere e mantenere la fertilità della terra: l’uso di fertilizzanti naturali o artificiali può migliorare le condizioni del terreno, e un altro metodo per rendere più fertile il suolo è la rotazione delle colture che consiste nell’alternare ciclicamente la specie coltivata in un campo.

Come la tecnologia influenza l’agricoltura oggi?

Agricoltura sostenibile: cos'è e come promuoverla

Oggi si sta affermando il concetto di “Agricoltura Intelligente” ossia un tipo di produzione agricola dove il digitale e l’innovazione tecnologica siano le chiavi per il futuro di questo settore. Le tecnologie agricole entrano nella filiera agrifood con soluzioni che aumentano la competitività dell’intero settore e che migliorano qualità e la tracciabilità del Made in Italy alimentare. Sono già 133 le soluzioni tecnologiche per la tracciabilità presenti sul mercato italiano e il 44% delle aziende agricole innovative che le hanno adottate ha migliorato efficienza ed efficacia, riducendo tempi e costi.

Le innovazioni agricole 4.0 sono orientate soprattutto all’agricoltura di precisione con l’applicazione di software agronomici e, in misura minore, all’agricoltura interconnessa, il cosiddetto Internet of Farming.

L’Agricoltura 4.0 che, attraverso l’analisi incrociata di fattori ambientali, climatici e colturali, consente di:

  • stabilire il fabbisogno irriguo e nutritivo delle coltivazioni,
  • prevenire patologie,
  • identificare infestanti prima che proliferino,
  • compiere interventi mirati,
  • risparmiare tempo e risorse,
  • incidere sulla qualità dei prodotti,
  • ottimizzare la resa delle coltivazioni
  • migliorare le condizioni di lavoro.

La gestione del dato e la sua trasformazione in informazione e valore aggiunto per l’azienda è l’elemento chiave dell’agricoltura 4.0. Da qui l’importanza dei software agronomici per l’analisi di questi dati specifici. Uno dei problemi è infatti la capacità di leggerli, armonizzarli e standardizzarli, in quanto arrivano da diverse fonti. Ecco perché, avvertono i ricercatori dell’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano, occorre investire sulla formazione, oltre che sul superamento degli ostacoli all’innovazione. Ad oggi sono state censite 500 startup agricole internazionali, nate dal 2011 ad oggi, che offrono soluzioni digitali al settore agroalimentare. Di queste il 12% sono italiane. Ben 218 sono orientate all’e-commerce. L’area con la maggior presenza di startup è costituita dagli Stati Uniti con il 37%. Dopo gli Stati Uniti i Paesi più virtuosi per capacità di convogliare finanziamenti sulle aziende agricole innovative sono Regno Unito (19%), Germania (12%), Cina (8%) e Israele (2%). L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di startup, ma incide solo per l’1% sul totale dei finanziamenti ricevuti dalle nuove imprese, con solo 25,3 milioni di euro. Tra i settori più rilevanti spicca l’ortofrutticolo, con il 17% delle startup internazionali. L’agricoltura di precisione e la qualità alimentare sono gli ambiti applicativi più esplorati e più interessanti per gli investitori. Anche in Italia il settore più importante è l’ortofrutticolo (14% delle start up agricole italiane), seguito dal vitivinicolo (9%) e dal cerealicolo (7%). Qualità e sostenibilità ambientale sono l’ambito in cui sono più attive, con il 50% dei finanziamenti raccolti, seguito da agricoltura di precisione (35%) e qualità alimentare (29%).

Sostenibilità. Cos’è l’agricoltura sostenibile? Come si può praticare?

Il concetto di sostenibilità è in continua evoluzione e può essere applicato in qualsiasi tipologia di settore, dal primario al terziario. Quando la sostenibilità incontra la filiera agricola, nasce l’agricoltura sostenibile che garantisce la risposta più efficace alle molteplici aspettative promosse dall’uomo non solo in termini “materiali” ma anche “etici”.

Inoltre la sostenibilità dovrebbe fornire una risposta su scala globale, muta e si evolve col tempo, influenzata dalla conoscenza, dalla tecnologia e dalle attese delle popolazioni. Le attività umane potranno essere caratterizzate da un’elevata sostenibilità solo nel momento in cui anche le “aspettative” avanzate dalla società siano sostenibili.

In agricoltura la ricerca della sostenibilità è complessa perché i suoi processi produttivi coinvolgono attivamente tutte le risorse naturali e si applicano a territori molto estesi.

Quindi si può evincere che perseverare nell’applicazione di processi produttivi agricoli non sostenibili è spesso la conseguenza di una scarsa conoscenza dell’ambiente in cui si opera, delle tecnologie disponibili, dell’agronomia e della ricerca. Tradizioni mal interpretate o trasferite in ambienti molto diversi e la poca disponibilità a confrontarsi con idee nuove, rappresentano ostacoli più difficili da superare di quelli meramente tecnici che può porre l’adozione di un processo sostenibile in sostituzione di uno convenzionale.

L’agricoltura sostenibile oggi deve poter garantire cibo sano per tutta la popolazione, produrre materie prime e energia rinnovabili senza ridurre la fertilità dei terreni e la biodiversità bensì migliorarle se possibile, fornire specifici servizi eco sistemici al territorio in cui insiste e, in qualche misura, all’intero pianeta. Tutto questo può essere perseguito solo se l’attività produttiva agricola fornisce condizioni di vita sufficienti a soddisfare il potenziale produttore. In altre parole chi si dedica all’attività agricola vuole ottenere un’adeguata compensazione economica, sociale e culturale e questa compensazione, ovviamente, è attesa anche nell’applicazione di processi produttivi sostenibili.

L’agricoltura sostenibile, quindi, si pone l’obiettivo di fornire le produzioni attese (cibo, materie prime, energia, …) garantendo e migliorando i servizi eco sistemici fondamentali, offrendo una remunerazione equa ai soggetti coinvolti nel processo produttivo, e conservando per le future generazioni le risorse naturali utilizzate.

L’agricoltura sostenibile utilizza ed integra le risorse naturali locali con lo scopo di mantenere e migliorare la fertilità del suolo, favorisce un uso più efficiente dell’acqua, aumenta la biodiversità delle specie vegetali coltivate e degli animali allevati, protegge la biodiversità nei suoli e negli ambienti agricoli, riduce l’uso della chimica per la gestione di parassiti e infestanti e favorisce servizi di tipo eco sistemico e sociale nell’ambito del suo territorio.

Quindi l’agricoltura sostenibile è per definizione conservativa perché chiede sia preservata nel tempo la fertilità del suolo e per garantire questo risultato è necessario fare propri gli obiettivi di questo modello produttivo e utilizzarne le tecniche che permettono di raggiungerli. L’agricoltura sostenibile, almeno nella fascia temperata, si avvale sicuramente delle cover crops o catch crops (colture di copertura), delle minime lavorazioni, delle coltivazioni su aiuola rilevata, di una corretta gestione del residuo colturale e soprattutto di una rotazione delle colture e una integrazione fra produzioni vegetali e zootecnia.

Al contempo è sostenibile l’agricoltura che fa un uso moderato della chimica, utilizzando solo quelle molecole che impattano poco sull’ambiente, che non accumulano, che non interferiscono, se non all’interno del processo produttivo e per un tempo limitato, con l’ecosistema.

L’agricoltura sostenibile fa, quindi, un uso oculato delle risorse e degli input esterni e il modo migliore per farlo è ridurre gli sprechi e massimizzare la produzione. Per questi motivi si può affermare che l’agricoltura sostenibile non può prescindere dall’uso delle tecnologie dell’agricoltura di precisione e dalle indicazioni di management che questo sistema propone. Guida parallela, rateo variabile, mappe di prescrizione, modelli predittivi sono strumenti potenti che possono accelerare e migliorare il percorso verso la sostenibilità.

L’agricoltura urbana

Agricoltura sostenibile: cos'è e come promuoverla

Negli ultimi anni stiamo assistendo alla diffusione dell’agricoltura urbana, ovvero il processo di coltivazione, trasformazione, distribuzione e vendita dei prodotti alimentari agricoli all’interno della città destinato alla città.

Nei paesi in via di sviluppo, la FAO stima che le persone coinvolte nell’agricoltura urbana siano più di 130 milioni in Africa e circa 230 milioni in America Latina; in linea generale è stato stimato che sono circa 800 milioni le persone nel mondo coinvolte in progetti di agricoltura collaborativa e partecipativa.

Da alcune analisi di casi studio ed esperienze nazionali ed internazionali, risulta evidente come l’agricoltura urbana si declini all’interno della città alle diverse scale: dalla pianificazione, alla progettazione di nuove tipologie di spazi aperti (community gardens, parchi agricoli, orti scolastici, pocket vegetale gardens) alla progettazione dell’integrazione tra produzione agricola e ambiente costruito, con forme di Building Integrated Agricolture per le coperture verdi (rooftop farms) o con sistemi di serra integrati, fino alla progettazione di componenti tecnologici per rispondere a questa nuova esigenza e trend.

Le funzioni che ricopre questa tipo di agricoltura sono molteplici, dalla produzione di cibo fino a all’ortoterapia passando per la sicurezza alimentare, salute della popolazione urbana e funzione ecologico – ambientale.

In sintesi, l’agricoltura urbana può concretamente contribuire, in primis al soddisfacimento del cosiddetto metabolismo urbano, ovvero producendo il cibo per sfamare la città, invece che alimentare il divario tra territori rurali “produttori” e territori urbani “consumatori”.

L’agricoltura urbana può essere vista come una forma di innovazione in questo senso. Uno studio sperimentale della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, condotto tra il 2012 e il 2016 a partire da una serie di orti idroponici fuori terra sul tetto di un palazzo popolare, ha permesso di stimare, ad esempio, che uno sviluppo sistematico e capillare di orticoltura di questo tipo sugli altri 80 ettari di tetti piani dei palazzi di Bologna potrebbe soddisfare il 77 % del bisogno di vegetali dell’intera area urbana.

si tratta di ripensare come modello produttivo che sia decentrato e capace di fare fronte ad una intrinseca frammentazione organizzativa e gestionale, ripensando la produttività agricola, in chiave “multifunzionale”.

Sicurezza alimentare

Per garantire la sicurezza degli alimenti ai consumatori e salvaguardare il settore agroalimentare da crisi ricorrenti, l’Unione Europea, e l’Italia come Paese membro, hanno adottato la strategia globale di intervento “sicurezza dai campi alla tavola” che consiste nell’affrontare la sfida di garantire cibi sani e sicuri lungo tutta la filiera produttiva, predisporre un controllo integrato e abbandonare l’approccio settoriale e verticale. Essa si basa su una combinazione di requisiti elevati per i prodotti alimentari e per la salute e il benessere degli animali e delle piante, siano essi prodotti all’interno dell’UE o importati.

Le prime valutazioni sul tema risalgono all’anno 1997 con il Libro verde della Commissione sui principi generali della legislazione in materia alimentare dell’Unione Europea e hanno trovato la formulazione condivisa nel Libro Bianco sulla sicurezza alimentare del 2000.

Tali documenti fondamentali hanno ispirato l’impianto normativo comunitario in materia di sicurezza alimentare a partire dal Regolamento (CE) n. 178/2002 (“General Food Law”), che introduce il principio fondamentale di un approccio integrato di filiera ed evolve fino all’entrata in vigore del cosiddetto “Pacchetto Igiene” il 1° gennaio 2006 con cui cambiano definitivamente le regole comunitarie sull’igiene e il controllo ufficiale degli alimenti.

Attraverso il pacchetto igiene tutti gli Stati Membri hanno gli stessi criteri riguardo l’igiene della produzione degli alimenti e quindi i controlli di natura sanitaria vengono effettuati secondo i medesimi standard su tutto il territorio della Comunità Europea.

Precedentemente esistevano notevoli differenze tra le legislazioni dei vari paesi riguardo ai concetti, ai principi e alle procedure in materia alimentare. Uniformando le norme sanitarie, si rende così possibile la libera circolazione di alimenti sicuri contribuendo in maniera significativa al benessere dei cittadini nonché ai loro interessi sociali ed economici.

I principi generali sui quali verte la nuova legislazione comunitaria sono:

  • controlli integrati lungo tutta la catena alimentare
  • interventi basati sull’Analisi del Rischio
  • responsabilità primaria dell’operatore del settore per ogni prodotto da lui realizzato, trasformato, importato, commercializzato o somministrato
  • rintracciabilità dei prodotti lungo la filiera
  • consumatore come parte attiva della sicurezza alimentare

Riguardo alle biotecnologie e, in particolare all’introduzione di  organismi geneticamente modificati (OGM) nel settore agroalimentare, si è acceso negli ultimi anni un forte dibattito a livello nazionale e internazionale relativamente alle tematiche della protezione dell’ambiente e della salute, così come implicazioni economiche e sociali e questo nonostante ci sia ampio consenso in ambito scientifico nel ritenere che i cibi OGM non presentino rischi maggiori di quanti ne presenti il normale cibo.

Cambiamenti climatici

L’agricoltura è uno dei settori in cui le conseguenze del cambiamento climatico risultano più immediate ed evidenti con danni tangibili e dove le principali “vittime” sono la produttività del comparto ed il profitto per gli agricoltori.

Per far fronte a questa problematica esistono delle soluzioni di adattamento percorribili e vantaggiose. A tal proposito World Resources Institute ne propone 4 dalle esperienze del Sud America.

È un dato di fatto che, in agricoltura, il fattore clima (temperature alte o basse), l’intensità del vento e altre variabili ad esso correlate siano determinanti per la buona riuscita del settore. Per i paesi fortemente dipendenti dalle esportazioni agricole, come il Brasile, il climate change costituisce un vero e proprio problema: l’impatto sulle precipitazioni potrebbe compromettere seriamente il raccolto di soia, una delle maggiori merci esportate da questo Paese, così come un aumento della temperatura potrebbe ridurre del 95% la superficie idonea alla produzione del caffè, altro importante fonte di export, in tre Stati brasiliani.

Fortunatamente esistono delle soluzioni che permettono agli agricoltori di adattarsi ai cambiamenti climatici.

Di seguito si riportano le 4 best pratices che gli agricoltori potrebbero seguire per aumentare la resa dei loro prodotti, adattandosi allo stesso tempo ai cambiamenti climatici.

1. Sistemi integrati: integrare la coltivazione di colture alimentari, con piante forestali e allevamenti. Più un sistema agricolo è diversificato, maggiore è, in media, la sua capacità di adattamento ai cambiamenti climatici.

I sistemi integrati, inoltre, possono fornire ulteriori vantaggi: rendere gli allevamenti più resilienti alle criticità sopraesposte; migliorare il microclima locale riducendo la temperatura e contribuendo ad aumentare le precipitazioni e la disponibilità di acqua; mitigare l’impatto di eventi meteorologici estremi su colture, bestiame e altri prodotti; ridurre l’erosione del suolo; migliorare la produttività. Possono garantire benefici socioeconomici in ragione dell’aumento del numero di prodotti che gli agricoltori possono utilizzare per la loro sussistenza o per la vendita a terzi.

2. Riabilitare i pascoli degradati per migliorare il suolo: il degrado dei pascoli è un grave problema che interessa le fattorie brasiliane. I terreni degradati, infatti, sono soggetti all’erosione e pertanto immagazzinano meno acqua, producono erba meno nutriente da destinare al bestiame che alla fine risulta poco produttivo.

3. Agroforestazione per l’efficienza di una gestione razionale delle piante: prevede la combinazione di alberi e/o colture, gestiti razionalmente in un sistema appositamente progettato. Ogni pianta, infatti, viene selezionata per uno scopo particolare e non entra in competizione con le altre. Questa diversità di colture e alberi consente all’area di essere produttiva tutto l’anno, così da garantire ai piccoli agricoltori un reddito in tutte le stagioni.

Tra i benefici dell’agroforestazione: adattamento del clima locale, inclusa la riduzione dell’impatto di cinque tipi di eventi meteorologici estremi (siccità, ondate di caldo, ondate di freddo, forti piogge e inondazioni); più disponibilità di suolo e acqua; maggiore attrazione degli impollinatori con conseguente miglioramento della biodiversità.

4. Gestione sostenibile delle foreste con vantaggi ambientali ed economici: gli alberi piantati in modo sostenibile offrono evidenti vantaggi ambientali: consentono la cattura dei gas serra, garantiscono la protezione del suolo, e sono una fonte di potenziale guadagno economico dal momento che il legname e i prodotti forestali non legnosi possono essere commercializzati. Un rapporto WRI nel 2018 ha evidenziato che sono quattordici le aziende che stanno investendo nel business della piantagione di alberi.

Oltre a essere un buon investimento, la silvicoltura sostenibile ha tanti aspetti positivi ad eccezione di uno: aumenta il rischio di incendi boschivi. Quando gli alberi sono densamente piantati, specie quelli infiammabili come l’eucalipto, possono causare una rapida diffusione delle fiamme.

Far sì che le aziende agricole si adattino ai cambiamenti climatici è una buona politica non solo per l’ambiente, ma anche per l’economia. Inoltre, la riduzione del rischio derivante da eventi meteorologici estremi è fondamentale per le istituzioni finanziarie che si occupano di credito agroalimentare e per le compagnie assicurative, in quanto riducono il rischio di perdite e migliorano il rimborso del prestito.

Economia dell’agricoltura

Il settore agribusiness è uno dei mercati in maggiore evoluzione e tra i vettori di tale evoluzione possiamo citare l’ economia circolare, la sostenibilità e il cambio radicale della domanda del consumatore.  
La diffusione di nuove tecnologie ha portato il settore a profonde trasformazioni. Queste tecnologie come l’internet of things (IoT) e l’intelligenza atificiale (AI) possono fare la differenza e contribuire a un’ulteriore evoluzione di questo settore, trainandolo verso l’agrifood 4.0. Le opportunità per le imprese sono molte: la possibilità di raccogliere informazioni e dati aggiornati, un controllo delle merci in tempo reale, la sincronizzazione temporale tra la produzione e la vendita, oltre a rendere più efficiente la gestione della supply chain in un ecosistema più sostenibile e consapevole.

Il settore dell’agrifood si avvicina sempre di più alle esigenze sia dei produttori sia dei consumatori, quindi la digitalizzazione gioca un ruolo chiave ai due estremi della filiera: i consumatori – con servizi per informazioni sulla tracciabilità dei prodotti o sullo stato di conservazione e freschezza – e le aziende agricole, con soluzioni di Agricoltura 4.0 per la mappatura e il monitoraggio da remoto delle coltivazioni o delle macchine agricole, e per la gestione d’impresa. Il ruolo dei dati è sempre più centrale e, in questa linea, il settore agroalimentare continua a guardare con forte interesse alle tecnologie Blockchain.

In questo paragrafo approfondiremo due strategie essenziali per rendere l’agricoltura più redditizia, ovvero il piano di Marketing e la diversificazione delle colture.

Piano di Marketing

Il piano di marketing si articola nelle seguenti tappe:

  • Cognizione del concetto di consumatore attuale i consumatori di oggi sono sempre più informati e selettivi circa la qualità di un prodotto quindi a guidare la loro scelta non è soltanto se un prodotto è buono di sapore ma anche salutare cioè sostenibile. Quindi diventa importante aumentare la fedeltà del consumatore, ampliare e diversificare il portafoglio clienti, tenersi bene informati sul grado di soddisfazione.
  • Monitoraggio costante del mercato: il valore di un prodotto non è confinato solo al suo impiego pratico, perciò diviene sempre più importante monitorare il nostro mercato raccogliendo informazioni in modo costante e mirato, ad esempio:

a. Il posizionamento: Cosa pensano i clienti? Considerano buono il rapporto qualità/prezzo dei nostri prodotti e servizi? Sono facili o difficili da sostituire con quelli dei concorrenti? Perché?

b. Le tendenze del mercato: il mercato si sta espandendo o contraendo? Qual è l’andamento dei volumi e dei prezzi? Stanno emergendo nuove preferenze, abitudini e paure, ovvero nuovi stili di vita o bisogni?

c. La segmentazione del mercato: Quali gruppi di consumatori sono più interessati a ciò che offriamo? Famiglie o single? Bambini, ragazzi, giovani, adulti? Quale fascia di reddito o livello di istruzione?

d. Gli spazi di mercato: È possibile identificare gruppi di potenziali nuovi clienti che possiamo acquisire? Quali sono i loro comportamenti d’acquisto e i loro parametri di scelta?

e. Il comportamento strategico dei concorrenti: Quali sono le strategie attuali dei nostri concorrenti?

f. Costi e prezzi.

  • Pensare, pianificare e agire: nel preparare la nostra strategia di marketing, occorre che l’azienda abbia chiari due punti, ossia “Dove mi trovo ora” e “Dove voglio arrivare”.

Una volta raggiunta questa consapevolezza occorre fare marketing strategico ossia identificare e pianificare un particolare percorso di sviluppo. Poi serve mettere in atto quanto pianificato e questo è il marketing operativo.

Per un imprenditore agricolo l’adozione di un atteggiamento marketing oriented è importante perché in tal modo        

vede la propria attività come circolare: i bisogni del mercato sono sia il suo punto di partenza che il suo obiettivo finale.

Una visione flessibile del processo produttivo permette di cogliere o persino di anticipare le opportunità emergenti.

Inoltre un atteggiamento orientato al prodotto non è sbagliato perché consente di difendere e mettere in risalto la qualità, tuttavia si concentra di più sulle tecniche produttive, la sua politica di investimenti, l’organizzazione del proprio staff… e tende ad essere piuttosto rigido nei confronti dei cambiamenti dell’ambiente esterno.

Un obiettivo senza un piano è solo un desiderio

Antoine de Saint-Exupéry

Diversificazione delle colture

La diversificazione delle colture è una delle tre pratiche benefiche per il clima e l’ambiente che devono essere rispettate per poter percepire il pagamento ecologico o greening.

Un nuovo studio (meta-analisi) condotto da un team internazionale di ricercatori, a guida italiana, mostra che la diversificazione delle colture agricole porta ad una serie di miglioramenti dell’ecosistema, aumentando per i due terzi dei casi anche le rese.

Tuttavia anche se i vantaggi ambientali dei metodi di agricoltura sostenibile potrebbero sembrare intuitivi, in realtà finora non c’erano dati che potessero indicare concretamente questo collegamento.

Cosa si intende per agricoltura del futuro?

Per Agricoltura del futuro quindi si intende un tipo di produzione digitale, ecologica e sostenibile che utilizza le nuove tecnologie per massimizzare la resa in termini quantitativi e qualitativi con un occhio di riguardo verso tutti i temi interconnessi al rispetto dell’ambiente (lotta allo spreco, riduzione dell’impatto ambientale, gestione delle risorse idriche, tecnologie per un’adeguata valorizzazione dell’azoto, riduzione delle emissioni di gas serra, lotta alla desertificazione e deforestazione, riduzione degli sprechi alimentari…). Tra le nuove tecnologie impiegate possiamo citare: l’Internet of Things (IoT), la robotica, i droni, la biotecnologia, l’agricoltura di precisione, l’agricoltura 4.0, la coltivazione idroponica e tante altre.

Che cos’è l’agricoltura 4.0?

Agricoltura sostenibile: cos'è e come promuoverla

L’agricoltura 4.0 è l’evoluzione dell’agricoltura di precisione e indica tutti gli interventi che vengono attivati in agricoltura grazie ad un’analisi precisa e puntuale di dati e informazioni raccolti e trasmessi tramite strumenti e tecnologie avanzate 4.0 le quali, a loro volta, permettono la raccolta automatica, l’integrazione e l’analisi di dati provenienti dal campo, da sensori o da altra fonte terza. L’obiettivo di queste tecnologie è di offrire il massimo e più preciso supporto possibile all’agricoltore nel processo decisionale relativo alla propria attività e al rapporto con altri soggetti della filiera.

Lo scopo finale è quello di aumentare la profittabilità e la sostenibilità economica, ambientale e sociale dei processi agricoli. Quando parliamo di Agricoltura 4.0 parliamo di uso dell’Internet of Things (IoT), dei Big Data, dell’Intelligenza Artificiale e della Robotica per ampliare, velocizzare e rendere più efficienti le attività che interessano l’intera filiera produttiva.

Le tecnologie impiegate nell’agricoltura 4.0 sono:

  • Droni e sensori
  • I droni sono in grado di monitorare le colture in tempo reale e trasmettere immagini e informazioni utili. Vengono impiegati principalmente per la mappatura dei terreni, ma i più evoluti sono in grado di utilizzare sensori e viste ai raggi infrarossi per rilevare problemi che non possono essere individuati a occhio nudo.
  • I sensori ambientali collocati nei campi, sono invece capaci di registrare dati meteo climatici e informazioni relative al fabbisogno idrico del suolo.
  • Internet of Things (IoT): è quella tecnologia che consente a più strumenti diversi (vedi droni, sensori o satelliti) di connettersi e comunicare tra di loro per scambiarsi informazioni e dati utili a migliorare le condizioni di sviluppo delle colture.
  • Big Data: insieme di tutte le informazioni e i dati che vengono generati dalle varie tecnologie al lavoro e che agevoleranno le decisioni più efficienti nel ciclo di produzione.Si tratta di dati molto diversi tra loro perché arrivano da fonti differenti e che devono essere elaborati successivamente dall’intelligenza artificiale per essere utili nel dare risposte concrete a determinate problematiche.
  • Intelligenza artificiale: con questo termine intendiamo la tecnologia che istruisce le macchine a valutare situazioni specifiche e a prendere decisioni in tempo reale. L’accumulo e la capacità di processare e interpretare una grande quantità di dati sono la principale benzina per istruire le macchine stesse (Machine Learning).
  • Cloud: si tratta di un insieme di servizi accessibili e di risorse condivise in rete; è un utile strumento per garantire l’accesso a determinate tecnologie e dati a un maggior numero di persone.

Ci sono ancora molte reticenze verso questo nuovo modo di intendere l’agricoltura e verso le nuove tecnologie ad essa collegate. Tuttavia è assodato che l’agricoltura di tipo 4.0 porti numerosi vantaggi su più fronti: vantaggi economici, vantaggi ambientali, vantaggi per il lavoratore e vantaggi per la salute.

Che ruolo ha l’innovazione tecnologica nell’agricoltura 4.0?

Innovazione e Agri-tech rappresentano le forze trainanti dell’agricoltura 4.0 che punta ad introdurre in azienda strumenti di precision farming e innovazioni tecnologiche che consentano di puntare ad un’agricoltura sempre più competitiva e rispettosa dell’ambiente.

Che cosa si intende per agricoltura di precisione?

Agricoltura sostenibile: cos'è e come promuoverla

L’agricoltura di precisione è l’insieme di tecnologie, strumenti e software che permettono all’agricoltore di gestire in modo ottimale il proprio terreno grazie ad una serie di dati raccolti anche a livello satellitare. L’agricoltura di precisione ci aiuta a capire dove il terreno rende in maniera ottimale e quali sono invece le zone dove operare dei miglioramenti. Attraverso l’impiego di queste tecnologie si raggiunge l’obiettivo di aumentare la resa delle colture, ottimizzare i tempi e le modalità di lavoro, avere un impatto ambientale ridotto. L’agricoltura di precisione è applicabile in qualsiasi settore agricolo: dal vigneto al frutteto, alla coltivazione degli ortaggi.

Due strumenti fondamentali per l’applicazione pratica dell’agricoltura di precisione sono il GIS (Geographic Information System) e il GPS (Global Positioning System): tramite questi sistemi informativi e di rilevazione della posizione tramite satellite è possibile ricavare delle mappe molto precise dei propri terreni: non si tratta però di semplici mappe geografiche ma di strumenti in che ci danno indicazioni precise sul livello di fabbisogno idrico e nutritivo dell’appezzamento di terreno. Grazie a queste mappe l’agricoltore potrà intervenire in modo mirato apportando le necessarie sostanze nutritive attraverso la concimazione oppure ancora aumentando l’irrigazione in determinate zone del terreno. Ovviamente tutte queste informazioni possono essere archiviate e catalogate in modo da creare banche dati e grafici molto precisi sull’andamento storico del terreno stesso, permettendone una gestione estremamente precisa ed ottimizzata.

E’ chiaro che applicare nel lavoro di tutti i giorni un sistema basato sull’agricoltura di precisione non è un processo immediato. È necessario infatti che l’agricoltore e i suoi collaboratori siano formati nell’utilizzo delle apparecchiature, dei software, e dei sensori che vanno applicati ai mezzi agricoli, come ad esempio i trattori. Si tratta di una transizione che richiederà del tempo: un primo, importante passo è stato compiuto attraverso la standardizzazione dei protocolli di comunicazione tra i software e i veicoli. Parallelamente, anche gli stessi software sono stati molto semplificati, in modo da renderne più semplice l’utilizzo. Sul territorio italiano per ora l’agricoltura di precisione sembra essere un campo di esclusiva competenza delle aziende agricole più grandi. Inizia a diffondersi l’uso della guida assistita o autonoma come anche l’impiego dei droni per le rilevazioni e il controllo degli appezzamenti. Sicuramente per uno sviluppo su larga scala dell’agricoltura di precisione saranno necessari forti investimenti da parte del governo nei settori sia della formazione, sia degli incentivi o bonus finalizzati all’acquisto di hardware e software destinati a questi obiettivi.

Che cos’è l’agricoltura digitale?

L’agricoltura digitale è la cosiddetta agricoltura dei dati. Ovvero la confluenza di qualsiasi informazione raccolta in campo che permetta di aiutare l’imprenditore a:

  • predisporre tutta la documentazione necessaria per adempiere alle prescrizioni di legge;
  • prendere decisioni in base alle informazioni raccolte in campo (la cosiddetta “data driven decision”);
  • orientare l‘innovazione in azienda (la cosiddetta “data driven innovation”).

Di fatto tutto parte dal paradigma che più informazioni hai e più decidi in modo razionale e non “di pancia” (tipico dell’approccio alle problematiche umanistiche ma non sempre funzionale per lo sviluppo dell’agricoltura…).

Interessante, in questo ambito, il cosiddetto “data sharing”: una delle caratteristiche fondamentali dei dati è che non si consumano ma, se si condividono, rappresentano il fondamento per la crescita. Tutti sanno che solo se si condividono le informazioni si cresce (formazione docet…) e qualsiasi persona che mette a disposizione le proprie informazioni ha il vantaggio diretto di potere essere aiutato da esperti in grado di valutarle al meglio e di contribuire alla crescita dell’agricoltura (intesa non solo come fonte di profitto ma come bene comune che permette di sfamare l’umanità).

Inoltre, grazie all’agricoltura digitale, tutto diventa misurabile e controllabile. Grazie all’applicazione in campo dell’agricoltura digitale si può passare dal semplice concetto astratto che “sapere aiuta”… all’efficacia reale della raccolta e valorizzazione dei dati.

Nasce qui il concetto di “servitizzazione”: si riferisce ai servizi che un’impresa fornisce per sostenere in modo ottimale i propri prodotti (in questo caso le materie prime agricole) che vende ai suoi clienti per accompagnarle con un set di dati che servono a dare valore alle merci stesse.

Quali sono le maggiori innovazioni agricole?

Come espresso nei paragrafi precedenti sta crescendo una nuova consapevolezza dell’agricoltura e dell’alimentazione, che guarda alla sostenibilità, all’ambiente e alla tutela delle biodiversità. In questo quadro, le nuove tecnologie hanno un ruolo essenziale:

  • Agricoltura di precisione: tecniche di coltivazione che utilizzano tecnologie avanzate come sensori, immagini satellitari e algoritmi per ottimizzare la produzione.
  • Agricoltura urbana: la coltivazione di piante e ortaggi in spazi urbani come i tetti degli edifici, i giardini verticali e i parchi pubblici.
  • Coltivazione idroponica: un sistema di coltivazione in cui le piante vengono coltivate senza terra, ma in una soluzione di nutrienti.
  • OGM: gli organismi geneticamente modificati, che possono aumentare la resistenza alle malattie o migliorare la qualità dei prodotti agricoli.
  • Conservazione delle risorse naturali: tecniche di coltivazione che riducono l’impatto ambientale e ottimizzano l’uso delle risorse naturali come l’acqua, la terra e l’energia.
  • Utilizzo di droni: i droni possono essere utilizzati per monitorare le colture, rilevare la presenza di malattie e distribuire prodotti chimici in modo preciso.
  • Agricoltura verticale: la coltivazione in ambienti controllati, come i grattacieli, in cui le piante vengono coltivate su più piani.
  • Biofortificazione: la modifica genetica delle piante per aumentare il contenuto di nutrienti come vitamine e minerali, al fine di migliorare la nutrizione umana.
  • Sensori di umidità del suolo: tecnologie che permettono di monitorare il contenuto di umidità del suolo in tempo reale, consentendo ai coltivatori di irrigare solo quando necessario.
  • Tecnologie di raccolta meccanizzata: macchinari che rendono la raccolta di colture come frutta, verdura e cereali più efficiente e veloce.
  • Applicazioni di intelligenza artificiale: l’uso di algoritmi per analizzare grandi quantità di dati agricoli, come dati meteorologici, e fornire previsioni di raccolto e indicazioni su quando e come irrigare.
  • Agricoltura regenerativa: un approccio alla coltivazione che cerca di rigenerare la salute del suolo, migliorare la biodiversità e ridurre l’impatto ambientale.
  • Coltivazione su suoli contaminati: l’uso di piante che possono tollerare la contaminazione del suolo, al fine di ripristinare la fertilità del suolo e renderlo utilizzabile.
  • Tracciabilità e blockchain: l’uso di tecnologie di tracciabilità per monitorare e garantire la sicurezza alimentare e la sostenibilità degli alimenti.
  • Agricoltura basata sui dati e software gestionali per agricoltura: uso di tecnologie digitali avanzate per acquisire, analizzare e utilizzare i dati in modo da migliorare l’efficienza e la produttività dell’agricoltura.

Gli investimenti nelle tecnologie e nelle innovazioni agricole

Gli investimenti nelle tecnologie e nelle innovazioni agricole rappresentano una delle chiavi per lo sviluppo di un’agricoltura moderna, sostenibile e competitiva.

A tal proposito segnaliamo il seguente link per leggere il Case Study del nostro cliente Terremerse che ha adottato la nostra soluzione Argo X3 Agri, L’ERP specifico per le aziende del settore Agri che consente una gestione rapida, semplice e personalizzata.

Questi investimenti possono portare numerosi benefici, tra cui:

  • Maggiore efficienza: l’uso di tecnologie avanzate, come sensori, droni, robot e intelligenza artificiale, può migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse agricole, riducendo i costi e aumentando la produttività.
  • Migliore qualità e sicurezza degli alimenti: grazie alle tecnologie di monitoraggio, tracciabilità e controllo della qualità, è possibile garantire la produzione di alimenti sicuri, sani e di alta qualità per i consumatori.
  • Riduzione dell’impatto ambientale: le tecnologie possono aiutare a ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura, ad esempio mediante l’uso razionale dell’acqua e dei prodotti fitosanitari, la riduzione delle emissioni di gas serra e la salvaguardia della biodiversità.
  • Nuove opportunità di business: l’innovazione tecnologica può aprire nuove opportunità di business per gli agricoltori, ad esempio mediante la creazione di prodotti ad alto valore aggiunto, l’accesso a nuovi mercati o la diversificazione dell’attività.

Tuttavia, gli investimenti nelle tecnologie e nelle innovazioni agricole richiedono un impegno significativo da parte di tutti gli attori coinvolti, come agricoltori, imprese, istituzioni e governi. È necessario garantire la disponibilità di risorse finanziarie, umane e materiali adeguate, nonché promuovere la formazione e l’informazione degli agricoltori sulle nuove tecnologie e sul loro utilizzo. Inoltre, è importante che gli investimenti siano indirizzati non solo a soddisfare le esigenze degli agricoltori e delle imprese, ma anche a rispondere alle sfide globali come il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale.

In sintesi, gli investimenti nelle tecnologie e nelle innovazioni agricole rappresentano un’opportunità di grande valore per l’agricoltura, ma richiedono un impegno collettivo per essere realizzati pienamente. Solo attraverso una collaborazione tra agricoltori, istituzioni e imprese, e una visione condivisa di uno sviluppo sostenibile, sarà possibile ottenere i benefici a lungo termine delle tecnologie e delle innovazioni agricole.

In conclusione, il futuro dell’agricoltura si prospetta pieno di sfide ma anche di grandi opportunità. Grazie all’evoluzione delle tecnologie e alle nuove innovazioni, l’agricoltura potrebbe diventare sempre più sostenibile, efficiente ed economica. Tuttavia, per realizzare questa visione, sarà necessario un impegno condiviso tra agricoltori, ricercatori, imprenditori e responsabili politici. Dovremo continuare a investire in nuove tecnologie, formazione, infrastrutture e servizi, nonché a promuovere una cultura dell’innovazione e della sostenibilità. Solo in questo modo potremo garantire un futuro prospero e sostenibile per l’agricoltura e per le generazioni future. In definitiva, la sfida dell’agricoltura del futuro sarà quella di integrare la tecnologia con la tradizione, per trovare un equilibrio tra produttività ed efficienza, rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali, e la produzione di cibo sano e nutriente per tutti.